Oggi si parte

Pubblicato da marina in DAL CASALE AL SALENTO · 20 Febbraio 2021

Orario previsto di partenza ore 6, bagagli già pronti in macchina da ieri sera, per cui orario di colazione 5,30. Grazie ad Alice, tabella di marcia e pianificazione perfetta.

Ma non sempre tutto va come previsto.

Stamattina, sveglissima dalle 5,00 e agitatissima al pensiero che da un mese non faccio il backup del mio computer, mi catapulto in macchina, riprendo la mia borsa, recupero il pc, cerco l’hard disk esterno ma non lo trovo, probabilmente l’avrò messo nel mio trolley enorme che è sotto quello ancora più enorme di Alice. Il tempo stringe, rinuncio all’idea di trovarlo e chiedo a mio marito di ospitare il mio backup su uno dei suoi 345 hard disk. Sicuramente sollevato all’idea che, prima risolvo questo problema e prima può ritrovare la tranquillità perduta, magnanimamente acconsente.

Prima di avviare il PC, preparo il caffè.

Messa solita moka sul fornello, dopo 5 minuti si comporta in maniera strana, dopo 7 ancora più strana, dopo 8 minuti parte un sibilo, getti di vapore e schizzi di acqua e caffè dappertutto, dal tavolo al pavimento alla cappa.

In mezzo a quel bombardamento nucleare, armata di coraggio, indomita mi butto sul fornello e lo spengo, incredula che nessuna si sia ancora svegliata con quel casino infernale.
Apro la finestra e mi aggiro in cucina cercando di capire la causa del disastro atomico: mi accorgo che la moka ha perso il filtro con il gommino; perso significa che si è volatilizzato? Non lo trovo da nessuna parte.

Non mi scoraggio, preparo un’altra moka (questa nuova, Bialetti) perché il mio stato comatoso necessita urgentemente di un supporto energetico, mi metto in trepidante attesa ed esce solo un filo di caffè... ma è nuova!!! Capito, non è giornata, spengo pure questa, le butto tutte e due nella monnezza e mi precipito su Amazon per ordinarne un'altra.

Ma...esiste un Santo protettore delle Moke?

“E comunque per oggi si va a the, siete d’accordo???”

Perché nel frattempo sono arrivate tutte in perfetto orario, da non crederci, e mentre preparano una colazione con quota calorica sufficiente a soddisfare il nostro fabbisogno energetico mensile, le informo che forse, ma non è detto, potremmo ritardare di un quarto d’ora la partenza causa mio backup. L’alternativa è fare un viaggio di 784,5 Km con una Marina stressatissima per il mancato salvataggio dei suoi dati, file e documenti. Non sia mai. Acconsentono felici.

Quello che non riesco a capire è perché, nei thriller americani, quando il fighissimo agente della CIA o FBI entra nottetempo nel Data Center di un’azienda criminale per procurarsi dei dati incriminati, pare che tutti i computer siano in sua attesa: appena lo vedono si accendono e si predispongono automaticamente ad essere sabotati. Velocissimo, il nostro eroe, mentre ormai lo hanno scoperto e stanno per sfondare la porta, inserisce a volo la chiavetta, e solo con la potenza del suo sguardo convince i files di un intero Data Base, in tempo record, a riversarsi automaticamente sulla chiavetta, che dopo appena 10 secondi viene letteralmente strappata dal Computer e permette la fuga con l’obiettivo raggiunto.

Ora, io, in genere sempre ed in particolar modo questa mattina, inserisco l’hard disk ma l’USB non è quello configurato per il backup, ritento, al terzo tentativo becco quello giusto. Mi accorgo troppo tardi che la modalità di scaricamento è quella che adotto sempre, per comodità non seleziono gli ultimi files modificati ma faccio il backup completo di tutto il PC. Tanto ho tutta la notte a disposizione.

Adesso no, ho al massimo 20 minuti ed è già tanto.

Cerco di bloccare il backup e ricominciare ma ormai è partito alla grande e non intende fermarsi, decido allora di togliere direttamente il cavo di collegamento USB senza la corretta procedura, ma mi ferma un urlo e l’occhiata assassina di mio marito, vigile alle mie spalle sul suo prezioso Hard disk.

Non ho alternative.

Partiamo con due ore di ritardo.

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